L’attuale chiesa parrocchiale, vanto di questa comunità, venne eretta tra il 1769 e il 1775 su progetto dell’architetto M. Promperg-Costa, sul luogo in cui erano sorte le due precedenti chiese, quella cinquecentesca e quella duecentesca.

La chiesa è stata completamente restaurata nel periodo dal 2007 al 2009, ripristinando lo stato originario dell’architettura interna ed esterna, sotto la direzione dell’arch. Gianluca Ghedini.
La liscia facciata ospita le statue dei santi Filippo e Giacomo minore patroni di Cortina d’Ampezzo (anche se è ritratto con le caratteristiche iconografiche di Giacomo maggiore, quello di Compostela).
L’interno è a un’unica navata, con nicchie poco profonde; viene chiusa dall’ampio presbiterio (coro), illuminato da due finestroni rettangolari. È arricchita dagli affreschi dello Zeiler, di cui diremo sotto, e dal soffitto del Ghedina.
I cicli pittorici
Al pittore Franz Anton Zeiler (1716-1793), famoso nel Tirolo di cui ha ornato moltissime chiese, spettò la decorazione pittorica della navata, realizzata tra il 1774 e il 1775. Aveva inoltre dipinto le pale di due altari laterali, oggi spostate nella chiesa della Difesa; è invece misteriosamente scomparsa la pala che aveva predisposto per l’altar maggiore e mai giunta a Cortina d’Ampezzo.
Nel primo riquadro del soffitto della navata, vicino alla porta d’ingresso, è raffigurato “Il martirio di san Giacomo”; nel secondo “La cacciata dei mercanti dal tempio”, accompagnato da scudi a fondo oro con le tradizionali figure degli evangelisti; nella terza campata è presente “Il martirio di san Filippo”.
Dello stesso autore sono le 14 stazioni della Via Crucis.

Nella volta del presbiterio una preziosa cornice racchiude la “Trinità”, opera di Giuseppe Ghedina (1825-1898), realizzata nel 1859, su commessa del Comune.
Sulle pareti del presbiterio si trovano due grandi quadri dello Zeiler a soggetto biblico: a ds. l’episodio di “Ester davanti ad Assuero” (Ester 5,1-14) e a sn. “Il giudizio di Salomone” (1Re 3,16-28). Purtroppo le immagini vennero scialbate nel 1859 e ripulite dal parroco don Pietro Frenademez nel 1929.
Gli altari
L’altar maggiore venne realizzato nel 1773 da Johann Müssack jr, con le due statue dei santi Pietro e Paolo, tutto in legno decorato a stuccolustro. La pala, realizzata nel 1679 da Giuseppe Zanchi (1631-1722), ritrae la “Madonna e i santi Filippo e Giacomo” (ancora una volta confuso con il Maggiore); la pala venne allungata da Giuseppe Lacedelli (1754-1833) per adattarla alla nuova cornice.
Nella cimasa (in alto sopra l’altare) individuiamo un bassorilievo dell’Immacolata, realizzata da P. Höpfner nel 1773, che è pure autore del crocifisso processionale (erroneamente attribuito al Brustolon) e dei pregevoli confessionali presso l’ingresso principale.
Sempre del Müssack sono i due primi altari laterali, pure in finto marmo, ornati da coppie di statue lignee di santi.
Sotto l’altare di destra sono custodite le reliquie ritenute di san Liberale; la pala è di Giuseppe Ghedina e raffigura “San Giuseppe con Bambino”; la parte inferiore è stata adattata alla nuova cornice negli anni trenta, probabilmente dal figlio del pittore.
Nell’altare di sinistra sono riposte invece reliquie ritenute di san Teofilo. Nella pala “L’Addolorata”, tela di Luigi Gillarduzzi (1822 – Vienna 1856): è l’unica opera di questo pittore esistente nella sua patria.
Nelle nicchie centrali della navata si trovano i due altari più antichi, provenienti dalla precedente chiesa.
A destra troviamo l’altare della Madonna del Carmine in legno scolpito, dipinto e dorato. Nel dossale una pala di scuola veneta-tolmezzina, ordinata dalla Magnifica Comunità nel 1693 e attribuita ad Antonio Lazzarini (1672-1732): raffigura “La Madonna che offre gli scapolari a santi Teresa d’Avila, Simone Stock e Pietro d’Alcantara”.
Sulla sinistra l’altare della Madonna del Rosario, che originariamente era l’altar maggiore e conteneva probabilmente un’altra pala. Opera di Andrea Brustolon (1662-1732) e della sua bottega, venne realizzato verso il 1703. La nicchia ospita oggi una statua della Madonna, di scuola brissinese dei primi anni del ‘600: si tratta dell’immagine venerata dalla confraternita del Rosario.
Il bellissimo tabernacolo è opera autografa dello stesso artista, ed è stato recentemente restaurato dalla Soprintendenza di Venezia.
Nel 2011 la Chiesa parrocchiale diventa Basilica Minore
